Il modello emotivo

 

Con la definizione di 'modello emotivo' andiamo a inquadrare una struttura composita e capace di adattarsi che è la base della architettura della mente e che si sviluppa in un dato tempo nell'individuo (durante i primi 4 o 5 anni di vita). Questa basilare componente si genera per una predisposizione genetica, non volontaria e non è influenzabile (similmente alla struttura che sviluppa il linguaggio). Questa struttura, una volta espletata la sua funzione di assorbire informazioni, tenderà a non modificarsi più, se non in presenza i stimoli marcatamente forti o una consapevolezza specifica da parte della persona. Un “edificio” costituito dall'insieme delle componenti che possiamo raffigurare metaforicamente come un'automobile, dove la percezione generale che la persona ha di sé è subordinata alle caratteristiche peculiari del veicolo. Per veicolo intendiamo l'assieme di: Ego (il motore), Super-ego (sistemi di interfaccia), Sé (il pilota - l'identità), con l'aggiunta dei i vari dinamismi (servo-meccanismi) 'interpretativo-relazionali' come ad esempio le proiezioni o le esperienze elaborate e/o non elaborate. 

Come si genera/sviluppa questo sistema nell'individuo?

La percezione di sé (il pilota nel veicolo nel suo insieme) si genera attraverso la configurazione interattiva di azione e verifica di due macro aree funzionali: la tendenza naturale/genetica a costruire una rappresentazione di identità (anche per l'effetto dei neuroni-specchio) che potremmo definire come una genesi con origine interna e il condizionamento esercitato dalla collettività (famiglia nucleare/famiglia estesa) che ne fornisce la morfologia morale, comportamentale, linguistica e relazionale che potremmo individuare come genesi esterna. La struttura che si genera, prodotta dinamicamente  dalla parte che ha l'origine interna, si confronta e si adegua alle informazioni che intervengono provenienti dalla parte esterna, in una continua attività di prova e poi collimazione tra gli scopi di ogni azione e obiettivi raggiunti ( i risultati esterni o feedback). Questo schematismo di adattamento, nell'arco della intera vita non cambia, ne mutano solamente alcuni parametri che qui non andremo a definire.

 

Qual è l'effetto e che cosa produce lo schematismo delle funzioni interne in relazione agli risultati esterni o feedback?

Nell'insieme di quanto e stato elencato finora possiamo identificare che questo complesso sistema funziona generando delle specifiche attività mentali. Ogni attività ha sempre uno scopo, anche se inconsapevole. In questa semplificazione, definisco 'attività mentale' una sequenza che parte da una spinta emozionale primaria (Arousal), produce una rappresentazione di obiettivo e relative strategie di azioni (o pensieri cognitivi) con possibile successo, sceglie cosa fare e agisce, in fine, valuta e legge l'effetto ottenuto e ne memorizza quanto questo insieme è funzionato. La mente produce ed elabora nel tempo le esperienze come spiegato in questa sequenza:

 

Spinta emotiva - focalizzo obiettivo – azioni possibili – decido cosa fare – agisco – valuto – memorizzo.

 

Un sistema elementare che esprime il proprio flusso in tre diverse aree, la prima interna, la seconda esterna e la terza ancora interna. Come un trittico di precise attività, che permettono all'individuo di riconoscere ciò che avviene e generare la facoltà decisionale, gli permette di focalizzare come comportarsi e vederne i risultati.

 

Proviamo a descriverle nella funzione specifica, precisamente:

 

-emozioni/pensiero/rappresentazione di sé, proiezioni (interna, mentale)

-meta-comunicazione/comportamenti/feedback (esterna, azione)

-proiezioni/realtà interpretata (interna interpretazione e memoria)

 

Brevemente, una spiegazione dei principali dinamismi con cui la mente interpreta le relazioni interpersonali (interpretativi-relazionali): Le proiezioni ( nel prossimo capitolo) sono quel processo mentale che si sviluppa a seguito di una attivazione emozionale (frammento di dinamica emotiva primaria) che genera una alterazione nell'equilibrio interiore della persona. Come diretta conseguenza a questo 'movimento emotivo' nella corteccia si attiva una complessa sequenza di ricerca di cause e condizioni per spiegare e reagire all'attivazione emotiva . A seguito di questo, la persona formula dei pensieri cognitivi che focalizzano i presunti 'perché' della sensazione scaturita dalla attivazione emotiva primaria. Ne nascono i focus di obiettivi e il corollario di strategie, azioni e aspettative sui possibili feedback. Le attivazioni emotive primarie sono molto frequenti, per non dire continuative e in tutte avviene uno sbilanciamento del sistema (rottura dell'omeostasi). Tuttavia non tutte le attivazioni attiveranno marcatamente la corteccia (intesa come l'attività di pensiero cognitivo) in quanto se l'attivazione ha come dominante l'emozione primaria della attrazione-curiosità, il focus cognitivo non è di tipo drammatico e la persona avverte una sensazione piacevole che si configura come rappresentazione mentale di gratificante o soddisfacente. Quando invece l'attivazione è dominata dalla emozione primaria della paura o essa prevale anche solo di poco, l'individuo attiva un allarme diverso, avverte una sensazione che tende alla drammaticità e la sua mente/pensiero segue questo flusso cercando di individuare la fonte del disagio-dolore.

 

 Nel diagramma si vede un esempio di come avviene la sequenza di attivazioni (Arousal). Le attivazioni avvengono in co-attivazione ma in ogni coppia domina l'una o l'altra. Progredendo l'evento, muta la dominante e quindi il tipo di reazione si configura in modo diverso. Ricordiamo che però è la memoria emotiva (modello emozionale) a determinare l'interpretazione dell'evento e non il contrario. L'evento non condiziona lo stato emotivo direttamente, a meno che non sia totalmente inaspettato ed eccezionale.

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda le esperienze sia elaborate che non elaborate, si ha da pensare che l'esperienza consolidata è molto diversa da quella in divenire, in quanto producono/interagiscono dinamismi emozionali primari molto diversi. Le esperienze elaborate in un dato settore (come già citato nel paragrafo sulla morale) producono dinamiche proiettive, dove il soggetto ha il controllo di sé e le aspettative intorno ai propri scopi e comportamenti verranno soddisfatte. Se invece le esperienze non sono riuscite ad essere elaborate, le dinamiche emotive si accendono in un altro modo per  produrre una importante gamma di reazioni e altri tipi di comportamenti, in quanto la persona non ha il controllo e non sa predire i risultati che otterrà dalle proprie azioni.

 

L'area esperienziale è la parte determinante dell'evoluzione emotiva interiore del soggetto. Pur essendo guidata dagli schemi emotivi, ne determina nel tempo il consolidamento e la stabilità. Il sistema delle esperienze vissute quindi, risulta essere una tendenza autoreferenziale a conferma dei propri schemi emotivi (la strutturazione e/o adattamento) e non predisposta o tendente al loro cambiamento.

L'esperienzialità inoltre, per la propria natura di essere una struttura di funzioni più o meno consolidate, determina le condizioni/modalità di come la persona reagisce agli eventi (reattività) e le azioni che la persona tende ad adottare nell'immediato futuro della attivazione emotiva.

 

 

 

 

Nell'immagine schematica sottostante del Modello Emozionale relazionale, viene sinteticamente raffigurata la relazionalità tra gli elementi della mente, gli effetti della loro attività e la relativa percezione dei feedback. Questa raffigurazione è come un'istantanea della cinetica delle azioni/reazioni che scaturiscono a seguito di uno stimolo ricevuto.

 

 

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