NON PSICOLOGICA
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L'aggressività e l'aggressione
L'aggressività come precisamente indica la parola, è una funzione potenziale. In altre parole, più pratiche, l'aggressività è un potenziale come l'elettricità, che non fornisce energia fino a quando qualcosa non ne sbilancia la stabilità. L'elettricità diventa corrente elettrica quando qualche apparato, tipo una lampadina ne richiede il consumo (differenza di potenziale) assorbendo e generando il flusso di elettroni. Ma finché non si collega qualcosa che attiva il flusso, nei fili elettrici non vi è alcun movimento di elettroni. Insomma l'aggressività è uno stato più o meno presente, del quale ogni persona si avvale quando serve: se ci si deve difendere, se si è minacciati, se si ha paura e molte altre condizioni che stiamo per scoprire. L'aggressività, come una qualsiasi energia potenziale, è la capacità di agire qualche forma di aggressione, agita quando sarà necessaria. Nella cultura moderna l'aggressione diretta è aborrita in tutte le sue forme esplicite, tuttavia, quando accade, il ruolo di chi è aggressore e chi invece aggredito risulta abbastanza facile da capire. Ma l'aggressività come capacità di esserlo, come abilità di agire funzionalmente una aggressione di qualche tipo, non risulta essere un meccanismo ancora abbastanza chiaro, e tanto meno, si sono fatte riflessioni approfondite in merito. Potremmo aprire nuove porte della comprensione se guardiamo alla aggressività e alle azioni ad essa collegate come capacità di reagire agli eventi, dove di fatto, la violenza ne rappresenta solamente una piccola porzione, un picco di intensità specifico. Basti pensare a come, in una situazione di tensione, uno sguardo che comunica l'imminente aggressione, può risolvere la situazione preventivamente senza arrivare all'azione violenta agita. Oppure come l'uso della intensità vocale e di contenuti appropriati, possa inibire in anticipo una condizione di aggressione senza farla diventare esplicita. Ancora, ad esempio, come l'ostentazione della forza possa impedire il verificarsi di atti violenti. Quindi, possiamo capire che indiscutibilmente la violenza è da condannare, ma l'aggressività come potenziale comunicativo e intenzionale, sortisce un effetto inibitore contro la violenza stessa se comunicata in modo appropriato. Risulta interessante osservare che molto spesso, il successo delle proprie azioni sia intimamente legato alla propria reattività proattiva, cioè alla capacità di compiere l'azione appropriata nel momento giusto, non dopo e non prima. Più correttamente potremmo associale l'aggressività alla intenzionalità, che viene espressa nella comunicazione in tutti i livelli di proattività. Fenomeno/dinamismo assente invece, quando la persona è in uno stato passivo, ossia non reattivo agli eventi, come ad esempio quando siamo impreparati ad un evento che aumenta la apprensione come il colpo di scena di un film. Da un punto di vista funzionale, nel mondo animale, l'aggressività rappresenta la capacità/abilità di reagire mantenendo l'equilibrio interiore ed esteriore nei rapporti con l'ambiente, con la gerarchia funzionale e territoriale e con il proprio stato di vita in generale.
Per l'uomo l'aggressività va pragmaticamente letta non in relazione al potenziale di essere violenti (moralismo), ma nella forma lieve e gestibile di una capacità di reagire ben consapevole, funzionale e proattiva. L'individuo proattivo, è 'sul pezzo', pronto alle evenienze e dotato di strumenti che possono essere espressi senza inibitori. In altre parole, siamo davanti al potenziale ma espresso in una forma e azioni consone alle normali interazioni umane, che sono parte dello stesso dinamismo di attenzione verso gli eventi, ma che non raggiunge l'intensità della violenza. In una data situazione, ogni persona ha molte possibilità di reagire che va dalle forme passive a quelle attive, perfino a modalità aggressivamente esagerate di aggressione esplicita. Comprendiamo che queste diverse modalità di intensità della reazione, nelle diverse forme, sottendono allo stesso univoco processo emozionale, ma vengono regolate con diversa intensità a seconda del tipo di addestramento del modello emozionale di ogni singola persona e delle usanze dell'entourage. Antropologicamente parlando, sappiamo esserci una enorme diversità di modi di interpretare i comportamenti nelle varie culture. Ad esempio i sacrifici animali o umani da noi non sono più tollerati e che rappresentano una forma di violenza condannata, ma in culture diverse addirittura ne si definisce il valore sacrale. Oppure, in altre culture, l'animosità delle trattative rasenta comportamenti che da noi sarebbero intollerabili. In certe regioni d'Italia, i comportamenti familiari sono mediamente chiassosi e le persone litigano facilmente, poi fanno pace con la stessa velocità, in altre aree invece, le persone sono mediamente più rigide e rispettose e mal sopportano la vivacità esplicita. In senso pratico, abbiamo da pensare all'aggressività come una componente della 'capacità di essere attivi' della persona che non si lega solamente al meccanismo di difesa-offesa attivabile dalla componente emotiva primaria, ma ha un potente generatore di effetti nelle convenzioni sociali e delle regole a cui si conforma e legittima.
Nei comportamenti quotidiani possiamo osservare miriadi di comportamenti lievemente aggressivi a cui siamo abituati e non ne focalizziamo affatto una particolare colpevolizzazione di violenza, ma che determinano invece una chiara segnalazione di chi esprime. Questo stato e indica agli altri che un dato comportamento non è stato accettato. L'entourage si conforma quindi a questa comunicazione molto forte e adotta dei comportamenti di conseguenza. Ad esempio, Mario rompe un bicchiere e Luigi si arrabbia un po' e con voce intensa dice: “ Allora ? Vuoi romperne altri? “. In questo esempio vediamo una comunicazione con un livello di proattività aggressiva significativa e chiara, che fa capire a Mario che non viene tollerata la rottura del bicchiere, attraverso una lieve aggressione verbale sarcastica. Mario riceve un messaggio di velata minaccia implicita, assieme ad una dichiarazione di Luigi di non accettazione di essere vittima dalla distrazione per cui che ha rotto il bicchiere. La rabbia di Luigi non raggiunge la violenza ma in qualche modo ne evoca l'effetto sublimandone la rappresentazione nella mente di Mario, lo avverte che se non si conforma ci saranno conseguenze non gradevoli. In questo esempio vediamo l'uso di quel potenziale proattivo rivolto a prevenire un ripetersi di azioni non gradite, quindi un uso preventivo della comunicazione aggressiva. La prossima volta che Mario porta un bicchiere starà più attento poiché la lieve aggressione verbale di Luigi ha attivato una specifica attivazione emozionale di minaccia, che viene fissata nella memoria associata dell'evento del bicchiere rotto.
Possiamo affermare che quindi che quando viene usata in modo commisurato alla realtà di scopi condivisibili e moralmente accettabili, l'aggressione lieve e media è accettata, auspicata e ben legittimata. Il poliziotto che atterra un malvivente che offre resistenza viene vista dal pubblico come rassicurante, legittima ed eroica. Quando vediamo James Bond che uccide molte persone nelle sue missioni, dimentichiamo che ha ucciso esseri umani con una loro propria vita personale efamiliare, vediamo solamente il lato rassicurante di un uomo che eroicamente ci tiene al sicuro dalla minaccia dei cattivi, in nome di una ideologia da noi condivisa, ma che è in antitesi a quella di un altro popolo, che a sua volta è altrettanto giusta. Un po' come le violenze passate perpetrate dalle religioni, dove ogni credo era quello giusto e gli altri fedeli dovevano morire. Comprendiamo che la aggressività e l'aggressione sono diverse e accettabili a seconda del contesto e della cultura che si applica. Da un punto di vista funzionale invece, la dobbiamo comprendere come uno stato di attività o passività, un modo di porsi che otterrà degli effetti sugli altri. Essere aggressivi quindi, nella quotidianità della nostra vita rappresenta quanto siamo proattivi, quanto perseguiamo degli obiettivi, quanto stiamo guidando gli eventi. La violenza va sempre condannata, ma come abbiamo capito ci sono delle forme lievi e pragmatiche che al contrario sono molto importanti per mantenere un equilibrio interiore.
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