NON PSICOLOGICA
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Le dinamiche delle richieste di attenzione (autore: Alberto Bonizzato)
Contrariamente a una visione stereotipa del significato e del senso dei comportamenti di richiesta di attenzione, in questo capitolo andremo a comprendere un profondo contenuto di base. Per comportamenti di richiesta dell'attenzione si intendono tutti quei comportamenti consapevoli e inconsapevoli secondo i quali il soggetto si aspetta di ottenere attenzioni di qualche genere. In questa categoria rientrano molte dinamiche, come quelle seduttive, quelle vittimistiche, quelle conflittuali, la gelosia, la possessività, comportamenti ossessivo-compulsivi e tutti i dinamismi della rappresentazione di sé. Prima di tutto dobbiamo porre il quesito sul perché un bambino, e poi un adulto, attua comportamenti di richiesta di attenzione. La complessa rete di scambi comunicativi e meta-comunicativi tra le persone rappresenta un linguaggio, con tutta la sua complessità di codici e significati che l'individuo acquisisce nel tempo. L'acquisizione inizia con l'assorbimento da parte del bambino del Modello Emozionale primario e si arricchisce poi, nelle fasi successive, di connotati concettuali, operativi e intenzionali fino a completarsi come capacità di comunicare nell'adulto. Ma in quale modo avviene il trasferimento di questa complessa struttura? In realtà avviene con due processi differenziati, che vede coinvolte due sfere di appartenenza, gli adulti e il bambino. Gli adulti credendo che l'educazione si trasferisca al bambino attraverso il comportamento apposito, il bambino che invece assorbe in continuazione ogni cosa e la elabora, soprattutto quando vede gli adulti in azione tra di loro. In pratica abbiamo due diversissimi livelli di scambio. Tuttavia, gli adulti, nella convinzione che l'amore si esprima attraverso le continue interazioni che eroga verso il bambino, generano una interessante concatenazione di consuetudini e rituali, che il bambino determina come piattaforma di "normalità" della propria posizione nel nucleo familiare. Ad esempio, se il bambino riceve 10 attenzioni al giorno, la sua mente si abitua e si aspetterà sempre di ricevere 10 attenzioni al giorno, e su questa base proietta che tutto va bene se riceve le 10 attenzioni al giorno, diversamente partono degli allarmi. In altre parole, possiamo semplificare dicendo che più attenzione la madre dà al bambino, più quest'ultimo tenderà a chiederne anche da adulto. Pertanto, il peso, il valore e la quantità di questo dinamismo (attenzioni ricevute dal bambino/a) viene determinato fin dai primi anni eminentemente dagli specifici atteggiamenti materni e solo in parte paterni (che tradizionalmente il padre è meno deputato alla erogazione di frivolezze affettive).
Dobbiamo porre attenzione a non raffigurare queste dinamiche in una lettura superficiale, in quanto la tipologia e la forma dei comportamenti genitoriali (o dei care giver) rappresenta lo standard che il bambino, una volta adulto, riprodurrà. In questo senso, le contraddizioni, le instabilità e le anomalie che involontariamente i genitori vivono e trasmettono al bambino saranno la realtà esperita di quest'ultimo. Le dinamiche di richiesta dell'attenzione, sono tali anche quando sono configurate come negative (ad esempio nella conflittualità, senso di colpa e quant'altro), ma, in realtà, tutti i comportamenti, soprattutto i più impliciti, vengono comunque assorbiti e riprodotti dal bambino (genealogia del modello emotivo).
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I contenuti pubblicati in questo sito sono di proprietà intellettuale di Alberto Bonizzato In collaborazione con: Laura De Biasi e D.ssa Maria Russo Contatto: alberto@non-psicologica.org |
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