NON PSICOLOGICA

 

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                                                     Il Senso di Colpa
                                                                                   (autore: Alberto Bonizzato)

 

Prima di entrare a riflettere su questo noiosissimo assetto interiore, partiamo da una rappresentazione comune che rappresenta una delle prime attivazioni che risultano dall'infausto agire del senso di colpa; parliamo dell'autostima.

 

L'auto-valutazione si sé, cioè l'autostima, avviene sempre "dopo" un fatto critico, poiché, se le cose vanno bene l'individuo non sentirà alcun bisogno di darsi una valutazione attenta. Ne risulta che l'errore comune che fanno tutti, sta nella sequenza, in quanto questa misurazione misura solo le situazioni negative comprovate. In qualche modo si ritiene che l'attività inerente all'autostima sia in grado di condizionare le nostre emozioni ed i comportamenti. Purtroppo, come ogni attività cognitiva, non riesce a scalfire e modificare alcun aspetto del carattere e della vita emozionale della persona. Anzi, siccome è una valutazione sommaria, essa si genera come spiegazione di qualcosa di negativo (che è già avvenuto) mantenendo e avvalorando il disagio che la persona già prova. In questo senso, più la persona cerca la soluzione ad un problema interiore, più lo conferma e consolida come propria incapacità.

 

Solitamente e contrariamente a quanto si pensa, il senso di colpa è nascosto bene. Alcune volte lo si

avverte completamente quando si compie un errore o ci si dispiace per qualche azione che non vorremmo aver prodotto. Ma al di fuori dell'area cosciente, questo potente sentimento è assai più attivo e deleterio di quanto ci immaginiamo. Potremmo dire che la maggioranza dei nostri comportamenti e di ciò che diciamo è legato al senso di colpa (almeno nelle culture latine). Siamo così abituati ed è così diffuso, da essere considerato "normale". Ci siamo così tanto abituati a questa condizione, che non la sentiamo più. Vi è mai capitato che qualcuno vi chiede una cortesia, e mentre la chiede, si scusa del disturbo abbondantemente? Ecco, in questo esempio possiamo cogliere il suo senso di colpa in tutta la sua normalità quotidiana. Ma chi ce l'ha lo confonde con la preoccupazione del disturbo arrecato. Presumendo di recare disturbo (vero o meno),  l'individuo si predispone ad un comportamento subordinato alla sua sensazione di bisogno, che diviene colpa per il disturbo arrecato. In questo esempio, abbiamo visualizzato uno schema elementare, dove la situazione mette una persona in condizione di "non autonomia" e perciò di "inferiorità" (pregiudizio) nel dover chiedere ad un'altra persona. Ora dobbiamo fare una distinzione: un conto è scusarsi del disturbo arrecato, un'altro è colpevolizzarsi per una cortesia richiesta.

 

Un'altra esternazione di questo dinamismo la troviamo facilmente  quando è il momento di pagare tra amici. In questo contesto emerge rapidamente un atteggiamento di imitazione della nobiltà antica, dove la magnificenza viene ad emergere nella sua più modesta forma. L'offrire da bere è un momento in cui si focalizzano forti flashate di senso di colpa e di conseguente rappresentazione dell'onore di offrire. Chi paga si può sentire onorato, oppure paga per sdebitarsi e lenire la condizione di subordinazione. E' Interessante notare che in quei pochi istanti si condensa un significativo movimento emotivo, che, siccome però è "normale", nessuno nota. Ci sono molte persone che non sopportano che gli si paghi da bere, poiché  probabilmente, essi ravvedono in questa condizione una possibile "inferiorità" o parimenti una mancanza di posizione superiore di colui che offre. Come abbiamo compreso, il senso di colpa è una modalità in cui un fatto viene collocato in una visione "morale" di buono o cattivo, positivo o negativo in modo del tutto inconsapevole. Il senso di colpa, per sua natura, germoglia con vigore in quelle persone che hanno un forte condizionamento culturale a carattere morale.  Ma perchè certe persone hanno una cultura morale così forte da condizionarne molto il comportamento? La risposta sta in una proporzione direttamente collegata alla educazione ricevuta, con particolare riferimento alle dinamiche della paura. La moralità è una capacità che si sviluppa, in proporzione alla paura che la mente focalizza nell'ipotesi di sbagliare. La paura, come emozione primaria rappresenta solamente uno stato di allarme, che successivamente (frazioni di secondo) la parte cognitiva colloca nella condizione di "paura di sbagliare" (sentimento). Più l'educazione dell'individuo ha ricevuto dei limiti per paura di qualcosa, più l'individuo svilupperà moralità e conseguentemente forti sensi di colpa. Questa condizione di sentimenti è pervasiva e continuativa, cosicché gli individui nemmeno se ne accorgono, o addirittura, se si evidenzia questa cosa, essi la negano e non la riconoscono. Come sappiamo, paradossalmente la paura di sbagliare porta quasi sempre a sbagliare, la qual cosa alimenta nuovamente la paura stessa e il senso di colpa risultante, in un circolo vizioso inconsapevole che erode l'autostima della persona. E' interessante notare come, chi soffre di senso di colpa, ha sempre grandi difficoltà a compiere azioni e fare scelte e spontaneamente tende a focalizzare ciò che 'non vuole' piuttosto che ciò che desidera.  Risulta che il senso di colpa tende a immobilizzare chi ne è vittima. Come abbiamo visto però, è l'educazione alla paura che sviluppa questo albero malefico. La presenza del senso di colpa nelle dinamiche emotive della persona, la rende tendenzialmente sempre passiva, quindi marcatamente esposta ad attivare e subire tutti i processi di cui sentirsi sistematicamente vittima.

 

Come combattere l'educazione alla paura ? Vi sono moltissime attività che ci aiutano in questo. La prima cosa da imparare è riconoscere questi articolati processi mentali (e vi assicuro che non è affatto facile). Si tratta di un allenamento all'osservazione, col quale sviluppare la capacità di individuare il meccanismo, prima ancora di cercare di combatterlo. La prima difficoltà che la persona incontra sta proprio nel fatto che la mente moralizza questa condizione, cercando di sopprimerla, eluderla, rimuoverla, e purtroppo, in realtà ne amplifica la presenza e l'effetto. Per liberarsi dal senso di colpa è necessaria una de-moralizzazione, cioè imparare a riconoscere questi stati d'animo e lasciare che ci siano, conoscerli e approfondirne il funzionamento dentro di noi. I cambiamenti avverranno senza quasi accorgersene.

 

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